Taccuino Fluviale

(2015)

Arbia Scalo, il piccolo paese dove abito, prende il nome dal fiume, che scorre a poche centinaia di metri dal crocevia delle due strade principali, che delimitano il centro abitato.
Vivo qui ormai da tre anni, mi sono trasferito dalla provincia di Lucca nel 2012 e il fiume, con le sue diramazioni, è diventato immediatamente un elemento centrale, sia durante i miei riti quotidiani, sia nei momenti di sfogo e inquietudine. Ho strutturato questa piccola serie fotografica come un taccuino di appunti, in cui le immagini sono frammenti di impressioni che raccontano il fiume anche dove non si vede: nascosto da curve sinuose di fitta e a volte impenetrabile vegetazione, impresso nell’anima di edifici abbandonati e nelle carcasse di ricordi dimenticati sulle sue sponde, incanalato, imbrigliato, deviato e mai realmente addomesticato. E la parola scritta segue la logica delle vie fluviali, a volte in piena come un flusso di coscienza inarrestabile, a volte disciplinata e pulita, razionale, altre volte un rigagnolo che procede a singhiozzi seminando suggestioni minuscole. Si comincia con l’innocenza di una passeggiata, per scendere, progressivamente, in acque sempre più profonde, dove la luce diminuisce e diviene espressione di scandagli interiori, finendo in luoghi dolorosi dove l’acqua torna con prepotenza ad uscire, anche dopo essere stata confinata, esattamente come certi ricordi che non riusciamo a mettere via.

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